Lo dice subito: il nostro sistema bancario è solido, più che in altri Paesi. Ma, in caso di necessità, lo Stato è pronto ad intervenire sottoscrivendo obbligazioni, azioni di risparmio e obbligazioni convertibili, che sarà possibile convertire a richiesta delle banche, se gli istituti di credito decideranno di aumentare le propria disponibilità liquida o il patrimonio. Silvio Berlusconi ha di fronte la platea della Confcommercio e il suo presidente Carlo Sangalli, imprenditori preoccupati di trovarsi a corto di finanziamenti. E li rassicura: «Le banche devono continuare a fare le banche». Quanto all'intervento statale, «non sarà un atto di imperio, ma solo su richiesta degli istituti, senza conseguenze punitive né sugli azionisti né sul management. Siamo un Governo liberale».
Se ne parlerà oggi, a Palazzo Chigi, nell'incontro con Abi e le organizzazioni imprenditoriali. E domani il Consiglio dei ministri, dovrebbe varare il pacchetto anticrisi su credito, famiglie e imprese. Misure che saranno prese «tenendo conto che dobbiamo riportare il debito sotto il 100% del Pil».
È un Berlusconi ottimista: «Le banche sono piene di liquidità», dice, raccontando il caso di un istituto di credito che ha «difficoltà ad accettare patrimoni importanti». Conferma che nessuna banca da noi fallirà e nessun italiano perderà i suoi risparmi. Il Governo si è già mosso, con il decreto varato nei giorni scorsi. «Ed è un fatto di buon senso che se uno Stato aiuta le sue banche non diminuisca il monte prestiti per imprese e famiglie». Anzi, Berlusconi condivide la linea Sarkozy: i prestiti dovrebbero aumentare di 2-3-4 volte. È uno dei «suggerimenti» che il presidente del Consiglio porterà al G-20 del 15 novembre in Usa oltre all'ipotesi di bloccare le negoziazioni se un titolo viene sovrastimato o sottostimato: «Non so se si potrà fare qualcosa. Quando ne ho accennato, mi hanno accusato di voler chiudere le Borse. Ho paura ad abbracciare uno della sinistra, mi dicono che soffoco l'opposizione». L'appuntamento americano e, prima, il Consiglio europeo del 7 novembre, dovranno far emergere una linea globale per fronteggiare la crisi e nuove regole per il futuro. Certo, la situazione attuale sarebbe stata ben diversa se non fosse fallita Lehman Brothers. Ma secondo Berlusconi il crollo delle Borse è frutto della speculazione: «Hanno perso fino al 70-80% aziende che hanno gli stessi fatturati, gli stessi utili e distribuiscono gli stessi dividendi. C'è qualcosa che non funziona». La ricetta, quindi, è «tenere i nervi saldi». Anche perché il messaggio che ha recepito nel vertice Asean di Pechino «è che il mondo continua crescere».
Se ha spaziato dal clima («Non ci faremo intimidire, il pacchetto europeo ha costi esagerati che non possiamo pagare solo noi»), al commercio internazionale, sollecitando ad andare in Kazakstan, il premier non ha dato dettagli sulle misure che il Governo deciderà, indicando le grandi direttrici di interventi su infrastrutture, energia, utilizzo dei fondi Ue, lotta all'evasione. Sangalli ha chiesto di detassare le tredicesime. «Vedremo, ci sono varie ipotesi ma pochi fondi», ha risposto Berlusconi, aggiugendo «sono deciso a mantenere la Finanziaria così com'è, ciò non vieta che ci siano margini». Ai commercianti ha chiesto suggerimenti e un impegno a contenere i prezzi, stringendo la catena tra produzione e vendita. «Iniziative come il caffè amico hanno importanza psicologica». Suggerimenti li vorrebbe anche dalla sinistra: «Ma non insulti, come riceviamo». E cita il caso del ministro della Pa Renato Brunetta, preso in giro mentre «fa battaglie sacrosante».
